Lucio, alcuni
tuoi dati anagrafici? Sono nato l’8 marzo del 1949 qui a Roma in uno
dei quartieri penso più popolari, non famosi popolari nel senso di poveri,
borgata: la Garbatella. Il tuo esordio artistico?
E’ difficile definirlo un esordio… [ride]
il primo lavoro
pubblicato come paroliere sono stati 3 brani di liscio, sempre per RCA, casa
discografica che non esiste più con questo nome; si trattava di brani
cantati da Ugo Casadei che non è Raoul Casadei, probabilmente non sono
nemmeno parenti. La cosa da sottolineare è che se c’era un genere di musica
che odiavo era proprio il liscio. Se alla radio sentivo un brano di musica
liscio io cambiavo stazione immediatamente, non lo potevo sopportare, mentre
io amo tutti i generi di musica, dall’opera alla classica, sinfonica,
leggera, ecc. Però, dopo 3 anni che scrivevo testi e tutti in
RCA mi dicevano che ero molto bravo per poi però prendere il testo di un
altro, mi propongono questi 3 brani di liscio, capisco che questa cosa
invece sarebbe stata realizzata; quindi vado a casa, mi ubriaco e inizio a
scrivere… Di cosa?
Non me lo ricordo… ma di tutto, penso
vino, whisky, ho fatto una mistura.. e quando ho capito che non mi
vergognavo più di quello che stavo per scrivere, ho realizzato i 3 testi in
un pomeriggio, di getto. Però questa è stata la cosa che mi ha dato fiducia,
perché ho visto finalmente il mio nome su un disco e ho detto: allora è
possibile. A livello di sigle TV? Questo me lo ricordo benissimo, è stato
con l’ "Ape Magà". Parlaci un po’ della tua carriera:
La prima tappa fondamentale è stata quella di
cui parlavo prima. Poi l’ "Ape Magà", certamente, perché è stato un fatto
puramente casuale che scrivessi una sigla per i bambini, e scrivere quella
sigla è servito a far capire al mondo RCA, in particolare ad Olimpio
Petrossi che assieme ad Anselmo Natalicchio era un po’ il regista del
settore sigle TV di RCA, che le sigle le sapevo scrivere e che inoltre ero
molto rapido nel farlo. Questo mi ha dato poi la possibilità di scrivere
altre sigle. Altra tappa fondamentale è stata "Candy Candy", perché ho dimostrato di saper
scrivere questo genere di testi, di arrivare alla gente. Poi peraltro il
mondo della musica è molto scaramantico, si tenta di ripetere sempre la
stessa operazione, e se fai successo con una sigla si pensa che lo farai
anche con le successive. Quindi "Candy Candy" mi ha portato molto lavoro nel
campo delle sigle. Ken il guerriero… è stata di sicuro una tappa importante, per 2 motivi:
perché ha portato uno dei miei lavori al grosso pubblico, è stato un grande
successo come cartone animato ma anche come sigla. Al tempo stesso è stato
importante perché è stato una successo voluto dalla gente, voluto dai
ragazzi, dai ragazzini; la RCA ci ha chiesto di fare il brano, Claudio la
musica, io le parole, e poi… non fa uscire il disco… non fa uscire il disco
nonostante il cartone animato da subito diventi graditissimo al pubblico.
Possiedo dei giornali dove la sigla TV è al primo posto come gradimento ma
la gente non può acquistare il disco perché RCA non l’ha prodotto…
…perché secondo te non lo fecero?
Perché RCA ha smesso di interessarsi a
queste cose, perché non guadagnava più come un tempo. E poi perché RCA stava
smobilitando questo settore e si stava ritirando dal mercato. Come primo
atto fu quello di non produrre più i 45 giri. Ma io tutto questo all’epoca
non lo sapevo, ne sono venuto a conoscenza molti anni dopo…
…secondo me pure Mediaset non è stata poi
estranea a queste cose… …per quello che so io, Mediaset ha
occupato solo uno spazio lasciato vuoto da RCA, ma non ha causato il ritiro
di RCA dal mercato… …il fatto è che RCA guadagnava parecchio con
questo settore, mi sembra strano un suo ritiro senza che ci fosse qualcosa
dietro… E’ possibile… Comunque, oltre a Ken, ci sono state altre tappe fondamentali, questa volta
però per un pubblico più adulto, che in realtà si sono rivelate tappe
fondamentali in negativo: quando in un anno, contemporaneamente, ho avuto
tre grossissime occasioni, con artisti diversi, uno di loro era Scialpi, a
San Remo. Purtroppo però la canzone che presentò quell'anno non
ebbe il successo sperato. Dopo questi tre grossi progetti andati male
iniziai un po’ a disamorarmi del mondo della musica, ma non della musica,
solo del fatto di scrivere canzoni su commissione. Poi piano piano ho iniziato a diradare sempre di più la mia attività di
paroliere e poi dal 1990 ho iniziato a rifiutare diversi lavori… e quando
dici di no ad uno poi l’uscita è sempre molto veloce. Queste sono le tappe fondamentali, di una carriera che non sarebbe stata
ricordata così se non fosse per le sigle TV che inaspettatamente hanno avuto
un successo che al tempo non immaginavamo. Queste sigle hanno continuato poi ad essere amate dai bambini, che poi
diventavano ragazzi, adulti e genitori, ancora desso è un fenomeno
importante nel mondo dello spettacolo, della televisione, di internet.
Queste sigle ci hanno permesso di ritagliarci uno spazio nella storia della
musica italiana, nonostante queste sigle, da alcuni fossero ambite, visto
che comunque c’era la possibilità di guadagnare dei soldi, da altri invece
considerate musiche di serie B, C perché legate al mondo dei cartoni
animati. Beh, credo proprio che il corso della storia abbia smentito
clamorosamente queste persone visto che dopo oltre 20 anni stiamo qui a
parlarne. Claudio, alcuni tuoi dati anagrafici?
Sono nato a Cremona, il 13 novembre 1947,
scorpione ascendente scorpione, presumo [ride].
Il tuo esordio artistico? Il
mio esordio da professionista risale al 1974 quando registrai con
Lucio Battisti come pianista e tastierista l’LP “Anima latina”.
Lucio mi chiamò anche l’anno successivo per un altro 33 giri, si
intitolava “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera”,
c’erano brani diventati famosissimi come “Ancora tu”, diffusi in
tutto il mondo. In quell’occasione ho avuto la fortuna e il piacere
di conoscere Ivan Graziani che era al suo primo disco con Lucio,
suonava le chitarre. Siamo diventati amici, ho registrato con lui 5
LP, dal 1975 al 1982. Per quel che riguarda le sigle TV?
L’anno prima di Ken, nel 1985, avevo scritto la musica di “Pat
ragazza del Baseball”, realizzata dalle “Mele Verdi”. Parlaci un po’ della tua carriera
Ken il Guerriero, l’unico brano che io abbia mai cantato, è anche
quello che mi ha reso più popolare, non so come andò che mi chiesero
di cantarlo, non ho mai pensato di fare il cantante, Ken resta un
episodio isolato. Ho scritto diverse canzoni (solo la parte
musicale), mai incise, mentre ho registrato molta musica per
commenti sonori: televisione, un po’ di cinema, un po’ di teatro.
Come turnista oltre che con Lucio ho lavorato con Venditti, Lauzi,
Bertè, Patti Pravo (“Pensiero stupendo” e un altro brano di cui non
ricordo il titolo). Come autore ho avuto il piacere (anche
economico) di lavorare in pubblicità per circa due anni realizzando
jingle per Renault, Ford e altri marchi prestigiosi. Ho scherzato
spesso dicendo che in pubblicità il momento più felice (accompagnato
dalla soddisfazione più grande) era quello dell’emissione della
fattura
[ridono]; in realtà anche dal punto di vista
compositivo è stato interessante riuscire a concentrare e esprimere
idee in pezzi che duravano 45, 30 e a volte solo 15 o 10 secondi.
Avevo iniziato con spot per prodotti e esercizi locali, poi un amico
ebbe la sua prima grande opportunità come regista con il film di
lancio della "Renault Super 5" e mi chiamò a comporre e realizzare
il jingle. Fu quello il mio passaporto per altre produzioni
importanti. L’amico regista, oltre che chiedere la mia
collaborazione, aveva suggerito al produttore di interpellare
Vangelis Papathanassìou, meglio noto come Vangelis, già
tastierista degli Aphrodite Child nonché compositore di musiche da
film e vincitore di 3 Oscar. Per una settimana ebbi così un
illustrissimo concorrente inconsapevole. Fortuna volle che i miei
provini insieme con la cifra piuttosto elevata chiesta da Vangelis
convincessero il produttore a scegliere me. Tutto questo succedeva
esattamente 2 anni prima del gradito incontro e della fruttuosa
collaborazione con Lucio per la sigla di Ken il Guerriero.
Come nasce la sigla di “Ken il Guerriero”? Da
chi siete stati contattati, come veniva gestita, in generale, la
realizzazione di una sigla come questa? Per Ken il Guerriero (come già per “Pat, la ragazza del baseball”,
credo) mi chiamò Anselmo Natalicchio, scomparso prematuramente, una
gran brava persona.
Piccola digressione: prima tu, Lucio, dicevi che gli autori più
importanti tendevano a snobbare le sigle dei cartoni, le
consideravano un po’ come lavori di serie B, beh, quando mi
chiamarono pensai che proprio per quello avevano chiamato me. [Lucio
ride]. Mai avrebbero potuito immaginare un
tale successo.
Altra digressione, riguarda il mio percorso di autore. Quando
approdai alla RCA, nel 1976, avevo partecipato come turnista a
diversi dischi importanti. Fui ricevuto da Mario Cantini, capo delle
edizioni, persona molto cordiale. Nel corso del colloquio capii che
Mario Cantini teneva in maggiore considerazione il mio titolo di
studi (sono laureato in ingegneria elettronica e non ho mai
esercitato la professione), mentre sembrava ignorare del tutto la
mia carriera musicale. Credo che pensasse all’eventualità di
assegnarmi un ruolo in RCA in virtù del mio titolo di studi, magari
un ruolo tecnico. Io invece, anche se troppo timidamente, tentavo di
propormi come autore. Ci misi degli anni, durante i quali feci anche
il consulente editoriale. Firmai un contratto nel 1982. Ascoltavo le
cassette di chi si proponeva come autore o come interprete, avevo
poteri di censore, cioè se il nastro non piaceva a me l’artista non
andava avanti, almeno nel settore delle edizioni RCA, mentre se ne
riconoscevo il valore non avevo alcun potere di imporlo
all’attenzione dei capi. Stavo per lo più in una dependance della
RCA nota come Cenacolo, un bel posto in mezzo alla campagna dove si
svolgevano incontri di vario tipo, specie con giovani artisti che si
proponevano per la prima volta. Io li selezionavo. Come ho detto,
avevo la facoltà di fermare o scoraggiare quelli che non consideravo
interessanti, ma non potevo imporre quelli in gamba. Un ruolo un po’
frustrante che durò per poco più di un anno. Poi i primi lavori come
autore, tra cui alcuni brani della colonna sonora di un film di Dino
Risi. Ai tempi di Pat e Ken non frequentavo più assiduamente la RCA.
Per Ken mi mostrarono un trailer con scene di vario tipo perché mi
facessi un’idea. Adattai per la strofa un motivo destinato un anno
prima a una pubblicità e mai utilizzato, poi inventai il ritornello,
che doveva essere trascinante: “Ken sei tu/fantastico guerriero…” [canta] e francamente lo fu. Il resto
è storia. Quindi è stato Lucio a dare le parole alla
musica di Claudio? Si, Lucio ha lavorato direttamente sui provini in finto inglese
fatti in casa. Che cosa intendi per provino in “finto
inglese”?
Allora era la prassi, non so se si faccia ancora: chi scriveva solo
la parte musicale di una canzone ci metteva un testo in inglese
maccheronico; nel caso mio si trattava di un’accozzaglia di frasi
sintatticamente corrette (l’inglese lo parlo un po’) ma
semanticamente demenziali, come dire a esempio “quella telecamera è
affascinante perché tu hai solo 30 anni”, due frasi senza senso,
come pure è senza senso l’aggettivo “affascinante” detto di una
telecamera [Lucio
ride].
Nel mio finto inglese c’erano parole in vero inglese e termini
completamente inventati, un po’ come in quel pezzo famoso di
Celentano dal titolo lunghissimo… [Lucio ride].
Quindi l’ispirazione per la musica di questa
canzone non deriva dall’aver visto qualche puntata del cartone animato, la
sigla originale giapponese? No no, non credo, non mi pare proprio di avere mai ascoltato la
sigla originale giapponese e esscludo di avere visto qualche
puntata, forse non erano neppure arrivate in Italia, se ne stava
ancora trattando la distribuzione. Mi fecero vedere qualche scena in
giapponese. Secondo me non ci avrebbero scommesso un soldo sulla
sigla… tu che ne dici Lucio?
Assolutamente si, credo che la sigla di
Ken sia stata realizzata da RCA perché avevano un contratto da rispettare
con la ditta importatrice, ma senza vincoli sulla produzione o meno del
disco. Se poi l’interesse reale di stampare poi il disco non ci fosse già
dall’inizio questo non ho elementi per dirlo... bisogna tener conto che nel
1986 l’onda lunga del successo dei cartoni animati stava un po’ calando, che
non c’erano più le grandi cifre nella vendita dei dischi e che quindi RCA
avesse deciso di non fare uscire il disco, non tanto per il caso particolare
di Ken il guerriero, tanto per il fenomeno generale delle sigle. Forse però è plausibile anche l’ipotesi di cui parlava in precedenza Claudio
a proposito dell’avvento di Mediaset nel circuito delle sigle che avvenne
proprio in quel periodo. Passando ad altro, come nascevano queste sigle? Innanzitutto la
realizzazione veniva gestita da 2 persone di RCA, Olimpio Petrossi e Anselmo
Natalicchio, il secondo era la persona che principalmente teneva i contatti
con le case di importazione e distribuzione che importavano i cartoni
animati da Giappone… …queste erano più di una o c’era una posizione
dominante? …io me ne ricordo… dunque, una era la
ITB, una era la PAT, aziende italiane ma che forse appartenevano al un gruppo
più vasto. Poi queste si rivolgevano a RCA che aveva pressoché il monopolio nonostante
qualcosa venisse realizzato da Fonit Cetra. Ritornando ad RCA, a questo punto Olimpio, che curava la parte artistica,
contattava gli autori, a volte apriva dei concorsi, per chiunque degli
autori RCA che volesse partecipare con la sua proposta, a volte solo per la
musica, a volte solo per il testo o magari per entrambi. Poi Olimpio sceglieva innanzitutto la musica più adatta, parte fondamentale
della scelta, poi poteva capitare che l’autore della musica fosse in grado
di realizzare anche il testo e la sigla nella sua completezza, con il suo
gruppo, e cantarla allo stesso tempo, come successe per Claudio. Se invece non aveva queste possibilità, non era paroliere e non ne aveva uno
di fiducia, era Olimpio che apriva un concorso più stretto questa volta per
trovare il testo migliore per la sigla e gli interpreti. Poi, gli autori avevano la possibilità di visionare 10-15 min del cartone
animato, più che altro di un trailer, dove io prendevo appunti alla velocità
della luce, su quelle che erano le caratteristiche, i dati fondamentali del
personaggio, e poi si scriveva il testo in pochissimo tempo. Questo perché si trattava di una catena, formata da vari pezzi, per esempio
l’operazione di accoppiare la sigla alle immagini del cartone, tanti tempi
da tener presente, ecco perché i nostri tempi di lavorazione erano ridotti
all’osso, di solito non più di 2 giorni. La stessa cosa accadeva per chi doveva comporre la musica, come Claudio ti
confermerà, si agiva sempre con budget stretti, soprattutto dal punto di
vista economico; RCA voleva guadagnare molto spendendo poco, il meno
possibile, ad averle gratis sarebbero stati più felici [ride].
Collaboravate attivamente per realizzare la
sigla, tra musica e parole oppure lavoravate in maniera indipendente?
Assolutamente indipendente. Non conoscevo ancora Lucio. Gli hanno
fatto avere la mia cassetta in finto inglese e Lucio ha scritto il
testo. Anche tu Lucio senza aver visionato prima
qualche puntata, solo con una spiegazione sul genere di cartone animato
trattato? Avevo visionato i famosi 10-15 min di
trailer. La spiegazione nella migliore delle ipotesi, era un foglio, formato
A4, con una foto del personaggio o dei personaggi principali, con 10-15
righe di testo che riassumevano la storia del cartone animato e qualche
volta evidenziavano le caratteristiche più importanti del protagonista…
sulla base di questo si creava il testo della sigla. Dopo aver realizzato la sigla, vi è capitato di
vedere in TV qualche episodio di “Ken il guerriero”? Se si, come lo
giudicate? [Lucio e Claudio ridono] Ehm… chi si
vergogna per primo? Vado avanti io? Vai vai… [ride]
La verità è questa: intanto parlo per me
ma sò che molti altri autori darebbero lo stesso tipo di risposta. Noi di
ogni cartone animato vedevamo quei 10 min che ci permettevano di conoscere
il mondo che poi dovevamo raccontare. Poi, almeno io, non vedevo più nulla,
nemmeno una puntata, mi preoccupavo solo di verificare che il cartone
animato fosse effettivamente trasmesso e che la nostra sigla fosse presente,
quindi vedevo i primi 2 minuti con la sigla con i nomi degli autori, poi
guardavo altri 2-3 minuti e spegnevo, anche perché i cartoni li facevano di
pomeriggio e io non guardavo la TV a quell’ora. E’ capitato solo con "Candy Candy" che aveva avuto un successo straordinario e
insperato che mi ha portato a vederne un paio di puntate, ma più che altro
per accontentare i nipoti che si meravigliavano del fatto che io non
conoscessi bene il cartone animato, per far contenta mia madre del fatto che
li guardavamo assieme a casa sua. Tu Claudio?
No, nemmeno io, anche per ragioni anagrafiche. Non sono più un
ragazzino, come si vede, e non lo ero ormai neppure nel 1986 (avevo
39 anni). In generale non guardo molto la TV e se la guardo è di
sera, salvo eccezioni.
Non posso dire di essere cresciuto con i cartoni animati, ma da
bambino e da ragazzo andavo al cinema ed ero abituato all’alta
densità di immagini, all’alto livello di animazione dei film di
Disney, poi più avanti apprezzai i cartoni dell’Europa dell’est, dei
veri gioielli, con disegni molto diversi ma sempre straordinari.
Abituato a movimenti fluidi o a immagini di grande poesia, quando
vidi alcune scene tratte da Ken (forse le prime di cartoni
giapponesi) mi trovai spiazzato, erano statiche, estremamente
povere. Claudio mi ha ricordato uno
dei motivi principali per cui io non vedevo i cartoni animati
giapponesi; è perché non mi piacevano da un punto di vista estetico,
non mi piaceva il tipo di animazione. Centra pure il fattore
anagrafico, il fatto che di pomeriggio non vedevo la TV, ma centra
di sicuro il fatto che tecnicamente non mi piacevano. Io venivo dal
mondo di Walt Disney, dove tutto era una sinfonia per gli occhi, la
goccia d’acqua che scendeva dalla foglia, e quello che mandava di
riflesso questa goccia candendo… per soffermarsi su un particolare…
e il protagonista non era né la foglia né la goccia d’acqua casomai
il protagonista era Topolino, Bambi, Cenerentola, ... ora darò una
delusione ai fan dei cartoni animati giapponesi e con essi a quelli
di Ken il Guerriero ma per essere sincero, a mio avviso tecnicamente
questi valevano la decima parte di quelli Disney. Poi, a livello di
quello che raccontavano, il discorso è un altro; anzi ti dirò che
dal Giappone è arrivata una varietà di storie e di personaggi che
Walt Disney non ci ha mai dato. Se i cartoni giapponesi fossero
stati realizzati con la tecnica di Disney, credo avrebbero assunto
un valore artistico molto più alto, appunto a 360 gradi, di quello
che hanno avuto. Dal punto di vista tecnico quelli della nostra
generazione non potevano appassionarsi ad un cartone che era troppo
essenziale come immagini…
…di sicuro erano accattivanti i temi, gli scenari, nel nostro caso
una catastrofe post-atomica con l’eroe che combatte sfruttando
tecniche e superpoteri. Quando scrivevate testo e musica di questa
canzone, avreste mai immaginato che sarebbe stata cantata da così tante
persone (più o meno giovani) e suonata persino in discoteca? Ora cosa
significa per voi questo? Assolutamente no! Volevo dire un aneddoto,
topografico, topologico… …non parlar difficile dai… [ride]
…nel senso che è legato a questa zona della città: il primo dei non
pochi autografi che ho rilasciato l’ho firmato a uno dei figli di un
caro amico che abita in questo stesso quartiere, a poche centinaia
di metri da qui. I due fratelli, circa 10 anni di differenza tra
l’uno e l’altro, sono stati entrambi fan di Ken il Guerriero. Il
figlio piccolo, che ora ha 20 anni, mi chiese l’autografo quando ne
aveva 8 o 9, mi pare, poi uscì dalla stanza. Il padre, il mio amico,
avanzò l’ipotesi che mi stesse prendendo in giro, il bimbo sentì da
dietro la porta e tornò indietro protestando: lui l’autografo lo
voleva sul serio. Il fratello più grande mi fece avere invece la
sigla scaricata da Internet, non la sentivo da anni.
Quello che ha detto Claudio vale per
lui, per me ma anche per molti altri autori ed interpreti: nessuno poteva
pensare che queste sigle avessero una vita tanto lunga. Quando una sigla arriva a 20, 30 anni, significa che queste cose sono
passate alla storia… sarà la storia della canzonetta, dei cartoni animati,
di quello che si vuol dire, però resta il fatto che sono passate alla
storia, innanzitutto del costume, perché hanno contribuito nel bene e nel
male ad educare i ragazzi, a dare qualche valore a chi vedeva questi cartoni
animato. Hanno modificato il costume, cambiato alcune abitudini dei ragazzi…
quando eravamo ragazzini noi c’era un’ora di TV per i ragazzi, poi più
nulla, da quel momento tutto è cambiato e si possono trovare interi
pomeriggi di cartoni animati o vederli ad orari diversi. Ma soprattutto non mi aspettavo di incidere nella vita delle persone: sono
venute persone da noi, a ringraziarci per aver scritto quella canzone,
perché gli avevamo tenuto compagnia, perché le parole assieme alla musica
gli avevano dato forza nei momenti meno felici…
… si, mi fa piacere che ne parli perché
anch’io volevo dire una cosa del genere… …io, per questo sono contento di una
cosa: di esser stato attento quando scrivevo a non inserire cose ambigue,
perché sapevo che sarebbero state sentite da ragazzini e non c’è nulla di
malleabile come la mente e la fantasia del bambino; stavo attento a non
lanciare messaggi che potessero nuocere ai bambini. Addirittura poi questa
cosa ci è ritornata indietro in positivo con i ringraziamenti della gente.
Si, mi hai tirato fuori le parole di bocca. E ne approfitto per
compensare almeno in parte l’eventuale delusione che i fan
potrebbero provare sentendo che non siamo particolarmente legati ai
cartoni di cui abbiamo scritto le sigle: per la quantità di affetto
che le sigle ci hanno procurato, beh… io sento una profonda
riconoscenza. Molte persone di età compresa tra i 18 e i 45 anni mi
hanno espresso la loro riconoscenza. Su questa base ho fatto nuove
amicizie, a volte con giovani e meno giovani che potrebbero essere
miei figli. Da alcuni di loro mi sono fatto spiegare il perchè della
loro passione: mi hanno detto che certi cartoni, certe sigle come la
nostra, certi personaggi diventavano dei veri punti di riferimento,
il che suggerisce tra l’altro che i cartoni giapponesi devono avere
avuto in qualche modo un ruolo di supplenti della famiglia e della
scuola, un fatto non poco inquietante. Per noi questa esperienza è
stata anche un’occasione per misurare la nostra umanità, la capacità
di evocare affetto e di riceverlo. Grazie a questa sigla io
personalmente ho ricevuto tantissimo affetto, non lo avrei mai
immaginato… …assolutamente si, mi va di aggiungere
che di tante canzoni, scritte sicuramente anche per trarne un guadagno, ce
ne sono state alcune che sono andate bene, altre meno, ma la soddisfazione,
il piacere che mi ha dato sapere di essere stato utile, con una mia canzone
scritta per un cartone animato, vale minimo con un primo posto in hit
parade, e lo dico con piena sincerità. Una volta mi è capitato un episodio, che non racconto perché è lungo e
entrerei nel privato, di una persona, un fan il quale mi ha detto delle
cose, che la mia canzone era riuscita a fare per lui; sono uscito da questo
incontro dicendo “vedi, adesso so che la mia vita è valsa a qualcosa”.
Il testo della sigla si può suddividere in due
parti ben distinguibili, la prima parte che è poi diventata proprio la
sigla TV e la seconda che nel cartone animato veniva sfumata. Quale delle 2
parti era la tua preferita e avresti voluto inserire?
Innanzitutto dovrei sapere quali sono le
2 parti, visto che per me il testo è unico e la canzone è solo una [ride]. [Lucio prende il testo originale in mano e
inizia e leggerlo] Da un’analisi critica del mio
testo dovrei cercare di tornare nella mia testa di 21 anni fa
[ride]; comunque la prima parte del testo è di
sicuro una fotografia di ciò che era rimasto del mondo e
dell’umanità dopo l’esplosione nucleare, poi nell’inciso viene un
po’ tratteggiato Ken che porterà fuori dal buio l’umanità. La
seconda parte è invece incentrata soprattutto su Ken, non sta
parlando più di quello che è successo ma sta parlando del futuro, di
quello che Ken, grazie alle sue doti riuscirà a fare per l’umanità.
Devo
dire che la prima parte mi piace molto, ci sono rimasto affezionato anche
perché è quella che passa in televisione ma anche perché ha più fascino, più
atmosfera, è più drammatica perché coesistono dramma e speranza, nella prima
parte, mentre la seconda parte è più lanciata verso il domani, verso il
futuro. Si, preferisco la prima parte. Come mai si producevano canzoni che duravano
spesso molto di più della sigla TV definitiva? La “forma canzone” più abituale in musica leggera dura circa 3
minuti; le sigle rispettano il modello. E poi la ripetizione dà
compiutezza alla canzone sia come struttura musicale sia come
contenuti: c’è la possibilità di esprimere in successione il dramma
e la speranza, ingredienti fondamentali di una sigla come questa.
Volevo aggiungere che nonostante RCA abbia poi
deciso di dismettere questa sezione, ci teneva particolarmente a queste
sigle, considerando la cosa a livello economico, tieni conto che solo la RAI
pagava i diritti d’autore e non le altre emittenti, quindi il ritorno
economico derivava dalla vendita dei dischi. Quindi, allo stesso tempo, RCA
doveva essere attentissima al minuto e mezzo di sigla che veniva sovrapposta
al cartone animato, minuto e mezzo durante il quale dovevi esprimere il
massimo come parole ma anche come musica ma allo stesso tempo la sigla
doveva avere una sua completezza anche per tutto quello che in sigla non
sarebbe entrato mai. Quindi era uno schema di composizione diverso dalle classiche musiche che si
possono esprimere in 3 minuti; qui c’era una maggiore difficoltà perché alla
sigla si doveva esprimere al massimo nel primo minuto e mezzo ma allo stesso
tempo per il restante minuto e mezzo non poteva essere troppo banale o
addirittura interrompersi. Oltre a questo testo, ne era stato realizzato
anche uno di alternativo? No, per Ken non c’è stato un concorso come
quelli che descrivevo prima; hanno chiamato Claudio per la musica e me per
il testo… …e hanno accettato subito testo e musica…
…infatti ho ritrovato il testo originale senza
nessun cenno di correzione; mentre ti assicuro che di tanti altri testi che
poi sono usciti c’erano varie versioni. Questo è di sicuro l’unico foglio di
carta che riguarda Ken. Quindi il primo testo che ho scritto è diventato
quello definitivo, forse anche perché ad RCA non interessava più molto delle
sigle TV; fermo restando che non avrebbero mai permesso che uscisse una
sigla di bassa qualità, in quanto Olimpio Petrossi e Anselmo Natalicchio
erano due professionisti molto severi. Però in una situazione dove ci fosse
stata una maggiore continuità al lavoro di RCA nelle sigle di sicuro loro
avrebbero preso parte alla cosa in maniera ancora più decisa.
…come ad esempio l’aggiunta di appunti al
primo testo scritto… …comunque il fatto che con la sigla di Ken il
Guerriero, sia per i testi che per la musica sia andato tutto liscio forse
deriva da fatto che siamo stati pure bravi [ridono]; bisogna ricordare che non eravamo
agli esordi, né io, né Claudio e quindi avevamo raggiunto una certa
professionalità. Nel 1986 di sigle ne avevo scritte tantissime, e Ken è stato la mia ultima
sigla se escludo le sigle realizzate qualche tempo fa per i Transformer, una
cortesia personale a Olimpio Petrossi. Avevo sentito di un possibile testo in inglese,
corrisponde a realtà? Ah…, io ho sentito che esistono delle versioni straniere, un ragazzo
sostiene che la nostra sigla sarebbe stata tradotta, addirittura in
più lingue… Beh… se fosse vero ci dovremmo attivare per i
dovuti ritorni economici [ride]… No no, in realtà non ne sappiamo niente.
Lucio, qual è la tua sigla preferita, tra
quelle che hai scritto per i cartoni animati TV?
La risposta è automatica, non è Ken, anche se
mi ha dato moltissime soddisfazioni, è motivo di gratitudine verso di voi
che avete amato il cartone animato e la sigla; non è nemmeno "Candy Candy", è
"Mimì e le ragazze della pallavolo". Semplice motivo, perché è l’unica canzone
che sono riuscito a pubblicare della quale ho scritto sia la musica che le
parole… … e non l’hai cantata? …
…no no era già un miracolo avere musica e
testo… io che già da piccolo volevo fare il cantautore, per la prima volta
ho visto una mia canzone, registrata, cantata! bene… con i cori,
l’arrangiamento e tutto il resto è stato proprio con “Mimì e le ragazze
della pallavolo”, che è pure andata bene e ha venduto parecchio. Poi per
ragioni di business è stata cambiata per andare verso altre direzioni. Quindi il motivo è questo, non perché sia la più bella o quella che mia ha
dato più soddisfazioni o riscontri, ma soprattutto perché è la prova che
anch’io avrei potuto essere un musicista. Ce n'è una sulla quale invece avresti voluto
mettere le tue parole? C’è di sicuro, è quella del cartone animato
“L’isola del tesoro” tratta dal romanzo di Stevenson. Fu uno dei concorsi
più ambiti e difficili, al quale abbia partecipato con RCA, era una sigla
molto ambita perché andava in RAI e questa pagava i diritti d’autore. Quindi
partecipavano grossi calibri. La sigla per la quale scrissi il testo, con
musica e interpretazione dei “Rocking Horse” fu persino registrata, poi, sia
RCA che la direzione RAI rimasero indecise fino alla fine tra questa e
l’altra scritta da Massimo Cantini (che peraltro ha scritto Mazinga) e poi
cantata da Lino Toffolo che era già cabarettista e attore. Per quella sigla mi impegnai al massimo, ho comprato il libro, ho fatto
tutto il possibile per farla bene, poi è stata incisa, assieme all’altra,
uno studio di fronte all’altro, ma poi hanno scelto l’altra. Più che una
delusione è stata proprio una occasione persa, anche se poi la sigla è stata
riutilizzata per “Dr. Slump e Arale”. Claudio, a proposito di Massimo Cantini, voce dei controcanti nella canzone di Ken; com’è nata questa
collaborazione? Ce ne parli un po’? Si, una gentile collaborazione. Con Massimo siamo amici, non ricordo
in che occasione ci conoscemmo… forse nell’82 quando facevo i
provini al Cenacolo… Il gruppo Spectra a cosa si riferiva?
Spectra è stato un nome utilizzato solo in quella occasione, serviva
un nome per i realizzatori, io avevo proposto un binomio al quale
ero molto legato “Bibì e Bibò” (da ragazzino leggevo il Corriere dei
Piccoli)
[ridono] ma era meno azzeccato di Spectra,
poco affine ai temi del cartone.
Per Massimo avevo arrangiato la seconda sigla di “Mimì e le ragazze
della pallavolo”, eravamo già amici, non ricordo come gli chiesi di
fare il controcanto nel ritornello di Ken. Che strumenti musicali sono stati utilizzati
per suonare questa canzone? Due strumenti elettronici: una batteria Yamaha RX11 pre-programmata
da me a casa e portata in studio di registrazione (la programmazione
era avvenuta nel mio studio casalingo, oggi si direbbe home studio)
insieme al sintetizzatore Yamaha DX7, una tastiera mitica capace di
produrre suoni eccellenti a un quarto del prezzo rispetto ai
sintetizzatori che l’avevano preceduta. Dunque batteria elettronica
programmata da me e tastiera elettronica suonata da me in sala di
registrazione. Avevi composto qualche altra canzone per “Ken
il guerriero” che è stata poi accantonata da quella attuale?
No no no no. La stessa cosa accaduta a Lucio con il testo è valsa
per me: ci ho pensato un po’, ho preso la parte di un brano che
avevo già scritto e realizzato e l’ho completata. Da qui è nata la
canzone. Sapete dirmi come mai, la seconda serie TV ha
mantenuto la sigla originale giapponese e non ha avuto una sigla italiana?
Non ne ho idea… Vi sarebbe piaciuto realizzare una sigla anche
per la seconda serie TV? Porca vacca!! Certo! Sarei orgoglioso tutt’ora di convincere Lucio a
tornare alla scrittura per creare una seconda sigla. O addirittura avevate già qualcosa per le mani?
No no, io non sapevo nemmeno fosse uscita una seconda serie… ora
bisognerebbe convincere Lucio a scrivere il testo per una seconda
canzone… …il problema per il quale non scrivo più sigle
dei cartoni, è che quello che ho provato e che non vorrei più provare,
quando un paio di anni fa, per scrivere le 2 sigle di testa e di coda dei
Transformers inseriti poi in una serie di DVD: è che mi pare di scrivere
sempre la stessa canzone, quindi non mi piace più, non mi dà più nessuna
emozione… poi per soldi spesso si fanno pure cose diverse però… se potessi
scegliere preferirei non essere tentato. Poi, per le sigle, in particolar modo, si sono ripetuti sempre gli stessi
personaggi, quindi, a meno che non esca qualche personaggio innovativo… si
sono ripetuti ovviamente gli stessi sentimenti, bene, male, amore, odio,
invidia… insomma, l’aspetto negativo è che dopo una prima grossa
diversificazione rispetto a Walt Disney, anche quelli giapponesi hanno
cominciato a ripetersi, e quindi no ti diverti più e ti pare di scrivere
sempre la stessa canzone… quindi, piuttosto di fare sta cosa facevo gli
straordinari alle Pagine Gialle [ridono].
Nella sigla di coda del cartone animato si
legge che la canzone sarebbe su dischi RCA… No no… il 45 giri non è mai stato realizzato,
sono state fatte solo delle compilation… Non è quindi riferito a questo raro 45 giri
realizzato nel 1994 che contiene la vostra sigla e una versione della stessa
remixata da Ottomix? [mostro delle immagini prese dal sito di Paolotti –
www.fistofthenorthstar.it]
Hai capito… Mai visto stò disco… questa è “na sòla”
come diciamo a Roma [ride]…
e la sòla l’hanno fatta a noi [ride].
Ora come siete occupati a livello artistico e
professionale? Claudio:
Ora faccio tutt’altro, anche se non ho mai abbandonato la musica del
tutto: ogni tanto suono jazz con qualche amico, tengo dei laboratori
sul suono (è accaduto alle elementari, in un conservatorio e in
altre occasioni). In questo momento sono docente esterno in un
master post lauream presso l’università dell’Aquila dedicato alla
traduzione e alla scrittura tecnico-scientifica, un lavoro
apparentemente più legato al mio titolo di studio che alle mie
esperienze musicali. In realtà i miei studenti, di età comprese tra
i 22 e i 41 anni, sono e sono stati fan di Ken il Guerriero. Quando
un collega che mi precedeva nell’inizio delle lezioni ha svelato che
ero il cantante e l’autore della sigla di “Ken il Guerriero” ho
ricevuto un applauso collettivo.
Ancora una volta “Ken il Guerriero” è stata un veicolo privilegiato
di affetti e rapporti umani tra quei ragazzi e me. È noto che, come
quasi ogni cosa, anche l’apprendimento passa per gli affetti. Dunque
se al master combineremo insieme qualcosa di buono lo dovremo anche
alla nostra sigla. Tu Lucio?
Intanto sono finalmente in pensione e
non sono più costretto a timbrare il cartellino per sopravvivere da una paio
di anni; da quel momento avrei potuto fare qualunque cosa, ma alcune vicende
familiari mi hanno costretto ad occuparmi più della famiglia che di me
stesso. Nel tempo libero dai problemi familiari la mia occupazione
principale a carattere artistico, anche se mi sembra un aggettivo esagerato,
è che sto tentando di scrivere un libro. E’ un progetto, un’idea nata nella
mente di Olimpio Petrossi, con il quale sono rimasto… anzi, sono diventato
amico, perché prima lui era il produttore e io uno dei tanti autori che
gravitavano attorno a lui. Visto che venivamo intervistati, chiamati per
queste sigle, ad un certo punto abbiamo pensato di scrivere un libro che
racconta come nasceva, come veniva realizzata ogni sigla dei cartoni animati
creata dai “Rocking Horse”, unico gruppo rock che creava, in Italia, canzoni
dei cartoni animati. Non so se questa cosa uscirà mai… l’importante per me è capire se riesco a farla.
…un’altra cosa che ci accomuna, anch’io sto scrivendo
un’autobiografia sulla mia carriera di musicista.
Oltre a questo mi piace fotografare e
soprattutto elaborare le mie fotografie per renderle dei quadri. |